MINGO, il manga di Peppe. Un italiano in Giappone

MINGO, il manga di Peppe. Un italiano in Giappone

Un mangaka italiano nella terra dei manga

Giuseppe, in arte “Peppe”, è il primo italiano a debuttare come mangaka nella terra dei manga. Oltre a questo grandioso traguardo, a Peppe si deve anche l’alto importantissimo merito di aver portato una ventata di aria fresca all’immagine degli uomini italiani in Giappone. Mingo, il manga di Peppe, dà voce alla frustrazione di quegli italiani che non si riconoscono nello stereotipo diffuso in Giappone del rimorchiatore seriale.

Peppe con il vol. 2 di Mingo

Vi racconto di Mingo, di Peppe e del mio incontro con entrambi. Le storie degli italiani in Giappone sono spesso collegate, e alla fine c’è un po’ di Mingo in ognuno di noi.

Il mio tentativo vano di entrare a “Terrace House”…

Avevo sentito vociferare della possibilità anche per gli stranieri di fare domanda per partecipare al reality show giapponese “Terrace House”. “Terrace House” (TH) è uno show di Netflix Japan che è andato avanti per qualche edizione (al momento è sospeso), e parla di un gruppo di 6 giovani, 3 ragazzi e 3 ragazze, che vive insieme in una casa mega galattica in qualche angolo del Giappone (in genere a Tokyo o dintorni). I sei protagonisti vengono seguiti dalle telecamere condividendo con gli spettatori stralci delle loro vite quotidiane, lavorative e private. I partecipanti decidono liberamente quando abbandonare il programma e al loro posto vengono inseriti nuovi inquilini o inquiline.

L’obiettivo principale dello show, in teoria, sarebbe quello di “trovare l’amore” tra i membri della casa.

Detto ciò, a me di cercare l’amore a TH (visto che poi per “amore” si intende per ora solo quello tra un uomo e una donna) importava francamente meno di zero, ma l’idea di partecipare a quel reality per mostrare al Giappone un modo di essere gaijin, straniero e integrato, diverso dallo stereotipo, stuzzicava molto la mia fantasia. Feci domanda, ma come si può immaginare non ci fu risposta.

…e la sopresa di trovarci Peppe.

E qui arriva il primo “wow”. Ricordo molto chiaramente quella sera di settembre del 2019. Era uscita la nuova puntata di TH – Part 2 Ep. 14: “Just a Moment, Please”. Alla fine, nelle anticipazioni della puntata successiva, lasciarono intravedere di sfuggita qualche fotogramma del nuovo partecipante in arrivo. Un ragazzo che visto di spalle non sembrava giapponese. Strano, pensai. Poi aprì bocca, sempre senza essere inquadrato.

“Mamma, ciao!”, e parlò in italiano.

Rotolai giù dalla sedia.

L’anteprima dell’ingresso di Giuseppe a Terrace House, alla fine dell’episodio 14

Giuseppe è un ragazzo abruzzese che vive da qualche anno a Tokyo. Appassionato di Giappone sin da bambino, di anime e di cultura otaku disegna manga dell’età di 16 anni. Dopo aver studiato all’Università di Venezia, è arrivato a Tokyo per coronare il suo sogno. E a giudicare da come stanno andando le cose, direi proprio che ci sta riuscendo.

Peppe è entrato a TH presentandosi come mangaka in erba. Lavorava già presso la mangaka giapponese Keiko Nishi, e preparava i propri lavori mentre accumulava esperienza sul campo. Nella recente intervista su Youtube con Luca Molinaro (@mangaka96), Peppe racconta di come si fosse presentato a Shogakukan, la casa editrice che poi pubblicherà Mingo, con le tavole di Model Monogatari (モデル物語), il primo lavoro oneshot che avesse completato con soddisfazione. Il percorso che portò alla pubblicazione di Mingo richiese ancora molti sforzi e un po’ di tempo. Ma il lavoro di Peppe è del tutto unico nel panorama del manga giapponese e meritava di vedere la luce, in un modo o nell’altro.

Intervista di Mangaka96 (Luca Molinaro) a Peppe su “Mingo”.

La storia di Mingo, il manga di Peppe.

MINGO – Non pensare che tutti gli italiani siano popolari con le ragazze!

Questo il titolo del suo fumetto di esordio. Mingo è un ragazzo italiano di ventidue anni che lascia l’Italia per inseguire e coronare il suo sogno di vivere in Giappone. Arriva a Tokyo e lì incontra e si scontra con una realtà che in parte conferma il suo immaginario, in parte gli fa conoscere un Giappone diverso da come se lo immaginava. Il Giappone vero. Mingo è un ragazzo italiano, ma è quanto di più distante si possa immaginare dallo stereotipo dell’italiano marpione e collezionatore seriale di donne. Mingo è timido, introverso, romantico, idealista. Fatica a riconoscersi nell’aspettativa che gli altri gli costruiscono addosso solo per il fatto di essere italiano. Si fa strada nelle vicende della sua vita in Giappone alla ricerca dell’amore, con i propri mezzi che non sono quelli del “tipico” maschio italiano esperto in fatto di donne.

Lo stereotipo degli uomini italiani in Giappone

Avevo incontrato Peppe di sfuggita una volta prima che lui entrasse a TH. L’avevo solo incrociato a un evento. Quando l’ho rivisto era in TV, nello show di Netflix, e ho apprezzato tantissimo il modo in cui si è posto nei rapporti con gli altri partecipanti. La sua sensibilità, la sua onestà intellettuale, la sua visione delle cose a un livello di profondità e acutezza che non si vede comunemente in Giappone. Conosco tanti italiani estremamente in gamba qui in Giappone, ma i media giapponesi finora hanno preferito una narrativa diversa per noi italiani, relegando la nostra immagine allo stereotipo un po’ ripetitivo e “vecchio” del marpione conquistatore.

Mi piacerebbe tanto tradurre il manga di Peppe in italiano…

E qui entra in gioco nella mia vita Mingo, il manga di Peppe. Ho incontrato Peppe di nuovo lo scorso autunno a un famoso evento sulla cultura italiana a Tokyo. All’epoca Mingo, che è un’opera breve in 4 volumi, era già stato pubblicato in Giappone ottenendo un discreto successo. Mi sono intrattenuto in qualche chiacchiera con Giuseppe, e gli ho chiesto a titolo informativo: “Avete già programmato la pubblicazione del manga in Italia?”. Risposta affermativa, tutto arrangiato tramite case editrici. Ovviamente.

Peccato, mi sarebbe piaciuto tanto tradurlo, pensai.

Insieme a Peppe durante l’evento lo scorso novembre

E quella e-mail inaspettata che mi ha legato a Mingo

E qui arriva il mio secondo capitombolo giù dalla sedia.

Una sera di febbraio ricevo una mail del tutto inaspettata da Dynit Manga, famosa casa editrice italiana di manga. “Ciao Loris, ti contatto per proporti una traduzione. Si tratta di Mingo, il manga di Peppe. È un mangaka italiano. Lo conosci?”

Morto. Sguardo fisso sullo schermo, impietrito.

Rileggo la mail. La leggo altre cinque o sei volte per sicurezza. Sì, non c’era dubbio: mi stavano proponendo di tradurre proprio Mingo, il manga di Peppe. Quella sera feci fatica ad addormentarmi per l’adrenalina. Ero eccitato all’idea di occuparmi di quel titolo a cui tenevo particolarmente, e dopo l’incontro con Peppe lo scorso novembre non avrei mai creduto che questa cosa sarebbe mai successa. E invece mai dire mai! Vi lascio immaginare i salti di gioia. Non so come sia accaduto, quale arcano meccanismo ha fatto sì che ciò avvenisse, ma è successo davvero e per me è proprio un desiderio che si avvera. Ci teneveo davvero tanto, perché nella vita di Mingo mi ci rivedevo un po’ anche io.

Tradurre Mingo è un po’ come tradurre la mia vita

Mingo è un manga molto diverso da tutto ciò che già esisteva in Giappone. Racconta in tono divertente e interessante, da una prospettiva diversa, la storia di un gruppo di italiani a Tokyo di cui Mingo è il protagonista. Raccontata in prima persona dalla voce di un italiano che quelle esperienze le ha vissute davvero. Anche io diversi anni fa ho lasciato l’Italia per il Giappone guidato da una passione molto forte per questa cultura, proprio come Giuseppe e come il suo Mingo. La sua storia, seppur diversa dalla mia, in tantissimi punti mi ha fatto sorridere e annuire profondamente.

Sì, è vero! Porca miseria, è successo anche a me!

Lo stesso Giuseppe ha dichiarato che parecchi episodi del suo manga sono o si ispirano a fatti realmente accaduti. C’è molto di autobiografico e anche di elementi aggiunti sulla base di situazioni reali capitate ai suoi amici e conoscenti. Ma a prescindere dalle sottigliezze e dalle differenze individuali, credo che tutti noi italiani innamorati sin da piccoli del Giappone abbiamo un po’ di Mingo dentro di noi.

Dare voce alle avventure di Mingo

Ho lavorato con grande entusiasmo alla traduzione del manga (mi sono occupato della serie dal volume 2 in poi) e sono eccitatissimo all’idea di aver dato voce a Mingo e di aver presentato al pubblico italiano questa storia in cui mi rivedo tanto anche io.

Mingo, il manga di Peppe,vi racconterà con ironia e leggerezza i dilemmi e le gioie, le scoperte e gli imprevisti della vita quotidiana di un gruppo di italiani a Tokyo. Lo farà da una prospettiva che ci appartiene direttamente e che riguarda un po’tutti noi, amanti di questo misterioso Giappone.

Vi lascio qui il link al manga. Mi raccomando, aspetto i vostri commenti sulle avventure di Mingo!

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Matrimoni gay in Giappone: un grande passo verso l’uguaglianza

Matrimoni gay in Giappone: un grande passo verso l’uguaglianza

Negare il riconoscimento dei matrimoni gay in Giappone è incostituzionale

Lo scorso 17 marzo 2021 il tribunale di Sapporo, Hokkaido, ha acceso di speranza la comunità LGBT giapponese con una storica sentenza. La corte del tribunale distrettuale, presieduta dal giudice Tomoko Takebe, ha infatti dichiarato incostituzionale il rifiuto di riconoscere i matrimoni gay in Giappone.

Un po’ di background. L’antefatto alla sentenza di Sapporo

Il 14 febbraio 2019 tre coppie LGBT residenti in Hokkaido (2 coppie di uomini e 1 di donne), hanno avviato un’azione legale congiunta contro il governo giapponese. La denuncia scaturisce dalla mancata approvazione della loro richiesta di matrimonio, consegnata alle istituzioni il mese di gennaio dello stesso anno. La tesi è di incostituzionalità del Codice civile(民法)e del Family Register Act (戸籍法) la cui interpretazione non permette ad oggi i matrimoni gay in Giappone.

Cause attive riguardanti i matrimoni gay in Giappone

Attualmente le cause intentate al governo per il mancato riconoscimento dei matrimoni gay in Giappone, ammontano a 28. Sono sparse in tutto il Paese da Tokyo a Osaka, Fukuoka, ecc. La sentenza del tribunale di Sapporo è la prima a giudicare incostituzionale questo rifiuto e segna perciò un traguardo storico.

Le richieste dei querelanti

La causa intentata dalle tre coppie verte su due punti:

1) L’incostituzionalità del Codice civile e del Family Register Act

2) La richiesta di risarcimento di 1 milione di yen (circa 8.000 Euro) a testa per i danni morali e psicologici subiti a seguito dell’impossibilità di unirsi in matrimonio

Gli articoli della Costituzione incriminati

La tesi sostenuta dai querelanti è che, stando all’articolo 24 della Costituzione giapponese, “il matrimonio sussiste con il consenso di entrambi i sessi”(婚姻は、両性の合意のみに基いて成立). Questo non precluderebbe i matrimoni gay, ma sarebbe da intendere come un’unione tra adulti consenzienti. Inoltre questo genere di discriminazione basata solo sull’orientamento sessuale, rappresenterebbe una violazione dell’articolo 14 della Costituzione, che stabilisce l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti la legge. Si ritiene violato anche l’articolo 13 che ha lo scopo di garantire il diritto alla felicità e alla realizzazione personale di tutti i cittadini.

Il risultato della sentenza

Vittorie…

Impedire a due persone di unirsi in matrimonio solo sulla base del loro orientamento sessuale, qualcosa che l’individuo non ha la facoltà di scegliere né cambiare, è da considerarsi un trattamento discriminatorio.

Sapporo, Tribunale distrettuale (17 marzo 2021)

La vittoria storica di cui parliamo è quella relativa al punto 1) ossia l’incostituzionalità della negazione del matrimonio alle coppie LGBT. La sentenza del tribunale distrettuale di Sapporo afferma che il rifiuto di unire in matrimonio due individui dello stesso sesso viola la il concetto di “uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge” come stabilito dall’articolo 14. Inoltre, “impedire a due persone di unirsi in matrimonio e di godere dei benefici da esso derivanti solo sulla base dell’orientamento sessuale, qualcosa che l’individuo non ha la facoltà di scegliere né cambiare, è da considerarsi un trattamento discriminatorio” e pertanto in opposizione a quanto affermato dalla Costituzione stessa.

「性的指向は人の意思で選択、変更できない。同性愛者が婚姻によって生じる法的効果の一部すら受けられないのは、立法府の裁量の範囲を超えた差別的な扱いだ」

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17 marzo 2021, Tribunale distrettuale di Sapporo. “Marriage For All Japan” festeggia la sentenza

..e anche sconfitte.

La Corte Suprema ha tuttavia rifiutato di riconoscere come incostituzionale gli articoli 24 e 13. L’articolo 24 della Costituzione giapponese parla di entrambi i sessi interpretando il concetto come “uomo e donna” e pertanto “i matrimoni gay non sono contemplati”. Se l’articolo 24 della Costituzione, specifico sul matrimonio, non è stato ritenuto problematico da un punto di vista giuridico, non può essere considerato incostituzionale neanche l’articolo 13, dai contenuti molto più generici. Il matrimonio è interpretato come un vincolo legale stipulato da “entrambi i sessi” con lo scopo di costituire un nucleo famigliare (fūfu 夫婦) e generare figli (articolo 89 del Codice civile, 1896, e articolo 224 del Family Register Act, 1947). Testi nati in uno specifico periodo storico in cui l’omosessualità era considerata una malattia.

Leggi anche l’usanza dei matrimoni di facciata in Giappone.

Per quanto riguarda la richiesta di risarcimento, invece, lo Stato non ha riconosciuto fallace la mancanza di un’azione legale tempestiva da parte degli organi legislativi competenti. Il discorso sulla legalizzazione dei matrimoni gay in Giappone è iniziato solo nel 2015 e la sentenza di Sapporo è a tutti gli effetti la prima a deporre a favore della causa. Rifiutando l’accusa di negligenza, la Corte Suprema ha respinto la richiesta.

La conferenza LIVE di “Marriage For All Japan”

Il 25 marzo si è tenuto in diretta sul canale Youtube dell’associazione Marriage For All Japan, impegnata da sempre nel riconoscimento del diritto di matrimonio alle coppie LGBT giapponesi, una conferenza di presentazione della storica sentenza. Alla conferenza, che si è svolta presso la aule della Dieta nazionale del Giappone, hanno partecipato esponenti del governo, politici di vari partiti oltre che i rappresentanti dell’associazione Marriage For All Japan e una folta schiera di giornalisti.

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Alcuni membri di “Marriage For All Japan”. All’estrema destra, uno degli avvocati di punta dell’associazione, Takeharu Kato

Ho seguito la conferenza live (che è durata due ore e mezza, sforando di mezz’ora il programma inziale per la ricchezza dei contenuti). Tra tutti gli interventi, carichi di valore politico, legale o emozionale che sia, vorrei sottolineare soprattutto la precisione e la lucidità dell’esposizione dell’avvocato Takeharu Kato. Kato, rappresentante legale di Marriage For All Japan, ha esposto la panoramica della vicenda e i suoi possibili risvolti con estrema chiarezza.

Matrimoni gay e l’opinione pubblica giapponese

Dal 2015, anno in cui la circoscrizione di Shibuya ha introdotto per prima in Giappone il sistema della certificazione di partnership per le coppie LGBT, sono stati condotti nel Paese sondaggi sull’opinione pubblica in merito alla questione dei matrimoni gay.

Il primo sondaggio del 2015 sui matrimoni gay in Giappone

Il sondaggio del 2015 ha preso in esame un campione di 2600 persone (1259 le risposte valide) di entrambi i sessi dai 20 ai 79 anni di età. Alla domanda: “Sei favorevole ai matrimoni gay?” ha risposto in maniera affermativa (“Favorevole” e “Abbastanza favorevole”) il 51.1% degli intervistati. Il 71% dei soggetti tra i 20 e i 30 anni hanno risposto in maniera favorevole, e all’aumentare della fascia d’età aumentavano anche i pareri contrastanti (24.2% per gli ultra settantenni).

Molti degli intervistati hanno inoltre risposto che non sarebbero contenti se uno dei propri figli fosse omosessuale (46%) o se lo fosse uno dei propri fratelli (38%). Nonostante i pareri sostanzialmente favorevoli ai matrimoni gay, erano ancora forti i pregiudizi e l’attaccamento all’idea di famiglia tradizionalmente intesa.

Il secondo sondaggio del 2019 sui matrimoni gay in Giappone

Un secondo sondaggio si è svolto nel 2019 su un campione effettivo stavolta di 2632 individui di ambo i sessi e fasce d’età miste. La percentuale degli intervistati che si è detta favorevole ai matrimoni gay è aumentata al 64.8% registrando l’80% tra i giovani di 20-30 anni. Inoltre la percentuale di tutte le risposte negative (“Non sarei content* se qualcuno dei miei vicini/ colleghi/fratelli/ figli fosse gay) è sensibilmente diminuita. Si riscontra un’incidenza maggiore tra le donne rispetto agli uomini intervistati, specialmente tra la fascia d’età dei 40-50 anni.

La legge contro la discriminazione: Equality Act Japan

Qualche tempo fa ho condiviso sul mio profilo Instagram la campagna Equality Act Japan, una campagna internazionale di raccolta firme per l’introduzione in Giappone di una legge antidiscriminatoria volta a garantire l’uguaglianza dei cittadini LGBT.

equality act japan
Il comitato organizzatore della campagna “Equality Act Japan” alla consegna delle firme

La campagna raccolta firme di Equality Act Japan

La campagna Equality Act Japan è stata lanciata e coordinata da tre enti che hanno lavorato insieme creando eccezionali sinergie. Si tratta di Japan Alliance for LGBT Legislation, Human Rights Watch e Athlete Ally.

La raccolta firme si è tenuta nel periodo dal 15 ottobre 2020 al 21 febbraio 2021. L’esito della campagna è stato ufficialmente presentato in una conferenza LIVE presso la Dieta nazionale nella mattinata del 25 marzo. Proprio lo stesso giorno in cui Marriage For All Japan ha presentato il resoconto della vittoria storica riportata a Sapporo.

Un atteggiamento discriminatorio basato esclusivamente sull’orientamento sessuale non è ammissibile.

Primo Minostro, Yoshihide Suga

In tutto sono state raccolte 106,250 firme consegnate ai rappresentati del governo e al direttivo dei giochi olimpici. Il comitato rappresentativo dell’iniziativa afferma che il Giappone, in quanto Paese ospitante dei giochi olimpici, ha il dovere e la responsabilità di garantire la sicurezza e il benessere degli atleti. Urge pertanto l’istituzione di una legge contro la discriminazione delle persone LGBT.

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Firme raccolte in occasione della campagna internazionale “Equality Act Japan”

La campagna ha sortito reazioni di speranza. La prefettura di Mie, per prima in assoluto, ha approvato una legge che viete l’outing e la discriminazione dei cittadini LGBT.

Inoltre, all’interrogativo posto al Primo Ministro Suga, circa l’inadeguatezza del Giappone a ospitare la olimpiadi senza una legge adeguata contro la discriminazione delle minoranze sessuali, Suga risponde: “Un atteggiamento discriminatorio basato esclusivamente sull’orientamento sessuale non è ammissibile”.

Per concludere, ma non troppo…

Il Giappone è l’unico paese del G7 a non riconoscere i matrimoni gay né la protezione legale delle persone LGBT dalla discriminazione.

La questione dei matrimoni gay e la salvaguardia dei diritti dei cittadini LGBT è un tema caldo in continua evoluzione. Questo articolo verrà costantemente aggiornato.

Gita allo Snow Monkey Park di Nagano

Gita allo Snow Monkey Park di Nagano

In Giappone anche le scimmie amano immergersi e rilassarsi negli onsen, le famosissime vasche termali naturali giapponesi. E se è vero che gli onsen sono diffusi in tutto il Paese, la regione montagnosa in corrispondenza dell’odierna prefettura di Nagano nell’entroterra del Giappone, ne è particolarmente ricca. Siamo andati allo Snow Monkey Park di Nagano e questo è l’itinerario del nostro breve ma rilassante viaggio nella natura profonda della regione di Shinshu.

Le scimmie (nihonzaru) che abitano le foreste della prefettura di Nagano si godono senza sconti i piaceri degli onsen, e le abbiamo viste crogiolarsi con i nostri occhi al famoso Snow Monkey Park nei pressi della località termale di Yudanaka Onsen.

Una gita di due giorni alle terme e allo Snow Monkey Park di Nagano per staccare la spina

Avevo bisogno di staccare la spina dalla vita frenetica di Tokyo e insieme a tre fantastici compagni di viaggio sono andato alla scoperta delle meraviglie della prefettura di Nagano. Vi racconto nel dettaglio il nostro itinerario di viaggio, che consiglio a chi volesse visitare il celebre Snow Monkey Park di Nagano ma non avesse troppi giorni a disposizione. Alla fine dell’articolo trovate il resoconto con i costi del viaggio!

Itinerario di viaggio. Day 1

Da Shinjuku a Nagano

Partiamo dalla partenza, e scusate il gioco di parole. Potevamo prendere lo shinkansen da Tokyo, ma abbiamo scelto il bus. Io preferisco di gran lunga viaggiare in autobus piuttosto che in treno, e si risparmia anche parecchio. Con gli autobus della compagnia WILLER EXPRESS siamo partiti alle 8:55 a.m. dal Bus Terminal di Shinjuku (South Exit) e siamo arrivati alla stazione di Nagano alle 12:38.

Nagano città è una ridente (oh! oh! oh!) località di montagna nella vecchia regione dello Shinshu. Famosa per le piste da sci, i paesaggi montagnosi, la natura incontaminata, gli onsen ovviamente e forse un po’ anche per il libro Kafka sulla spiaggia di Haruki Murakami. Non dista molto da Tokyo ma non c’ero mai stato.

A pranzo spiedini fritti (e una bella carica di vintage)

Arrivati giusto in tempo per il pranzo siamo andati a mangiare in una tavola calda specializzata in kushiage (spiedini fritti di verdure, carne e pesce) completamente a caso nei pressi della stazione. Scelta vincente. Al di là della squisitezza del cibo, l’atmosfera super vintage di Kakashi, così si chiama la tavola calda, ci ha dato il miglior benvenuto a Nagano. Il proprietario di Kakashi è un signore anziano dolcissimo, che non ci sente molto bene. Ho dovuto praticamente urlare per farmi capire, ma siamo riusciti a comunicare senza troppi problemi. Prepara con meticolosa dedizione il cibo, fresco tutti i giorni, e offre tanti menù diversi. Noi abbiamo scelto tutti il menù del giorno, per semplificare l’ordine visto che era da solo in negozio. Gli sgabelli bassissimi che sembravano fatti per i nani di Biancaneve alla fine si sono rivelati comodi (per le nostre altezze contenute).

kakashi nagano kushiage
Tavola calda “Kakashi”, Nagano City

A quanto pare, mi spiegava il proprietario, c’è una tradizione al ristorante Kakashi: chi mangia almeno 35 spiedini può firmare e appendere alle pareti una targa con il proprio nome e messaggio. Ne era pieno il locale, e lo inondava di famigliarità.

Il tempio Zenkoji, un luogo semplicemente unico e speciale

Dopo pranzo ci siamo incamminati alla volta del meraviglioso tempio Zenkoji, simbolo della di Nagano e importantissimo anche a livello nazionale. Eretto nel VII secolo d.C., si dice conservi la più antica statua di Buddha del Giappone. La particolarità del tempio Zenkoji, che lo rende unico nel suo genere, è quella di prescindere dalle varie scuole di pensiero buddhiste.

Nagano City
Mercato coperto e passeggiata a Nagano City, con le montagne di sfondo

Proprio in virtù della sua antichissima storia, si dice che il tempio Zenkoji esisteva in Giappone da prima della divisione del Biddhismo in varie correnti e questo concetto continua tutt’oggi rendendolo un luogo amichevole, equo, accogliente per chiunque. Una sorta di tempio sconsacrato conosciuto come famoso “power spot”, ossia un punto nevralgico per la concentrazione di energie positive.

Tempio Zenkoji (VI sec d.C.), Nagano
Tempio Zenkoji (VI sec d.C.), Nagano

Per farvi capire la particolarità di questo luogo: alle spalle del padiglione principale c’è un piccolo monumento dedicato alla posta. Alle lettere, ai pacchi, a tutto ciò che spediamo e che per qualche ragione si smarrisce nell’etere e non raggiunge il destinatario. Giuro, stavo per piangere dalla commozione.

monumento posta smarrita zenkoji
Monumento alla posta smarrita (tempio Zenkoji), Nagano

L’assenza di barriere concettuali di questo tempio e la credenza che visitandolo almeno una volta nella vita si possa accedere al Paradiso della Terra Pura, lo rendono uno dei luoghi più visitati in tutto il Giappone con circa 7 milioni di visitatori l’anno tanto religiosi quanto atei.

Io, che non sono mai stato troppo affascinato da questioni legate alla religione, personalmente ho trovato questo luogo rilassante, riconciliante, energetico, e ho amato assolutamente la fila di negozietti, caffetterie e ristorantini ai lati del lungo viale che conduce al tempio. Il tempo sereno e l’aria frizzantina hanno reso la visita a questo “power spot” a dir poco gloriosa.

zenkoji nagano
Viale che conduce al tempio Zenkoji, Nagano

Il ryokan

Tornati poi in stazione verso il pomeriggio inoltrato, abbiamo preso un treno locale (circa un’oretta) da Nagano alla stazione di Yudanaka Onsen, località termale dove avremmo pernottato. Abbiamo scelto tra tutte le opzioni il ryokan Hosei Hotel. Perché?

・è pulito e bello esteticamente

・è provvisto di onsen e rotenburo (vasca termale all’aperto)

・offrono il servizio navetta gratuito dalla stazione al ryokan e viceversa

・prezzi decisamente alla mano, cena e colazione incluse (vedi in fondo)

Hosei hotel ryokan Yudanaka
Hosei Hotel, Yudanaka Onsen

* Ho chiesto (e ottenuto eccezionalmente) il permesso ai proprietari per fare le foto nell’onsen. Non c’era nessuno in quel momento, ma di norma è severamente vietato.

Abbiamo prenotato su Booking.com, non dal sito dell’hotel. Era più pratico. Sul ryokan non ho molto da dire al di fuori di: assolutamente pazèsko! Atmosfera bella e amichevole, staff super disponibile, l’onsen era top (ma assicuratevi di chiedere qual è l’orario di pulizia in cui non sarà accessibile! Abbiamo rischiato grosso). Ottima anche la cena (kaiseki ryori tradizionale multi portata, ampiamente digerita giocando a Taboo e facendo reel burloni) e la colazione (tradizionale, ma in cui era disponibile anche a buffet con cibi più occidentali). Ci siamo immersi nell’onsen alla maniera giapponese, ossia tre volte: prima di cena, dopo cena, la mattina dopo prima di colazione. E poi, sayonara (purtroppo).

Itinerario di viaggio. Day 2

Snow Monkey Park, il parco delle scimmie di Jigokudani

Alle 10:00 di mattina, onsen-nati, colazionati e check-out-ati, abbiamo chiesto un passaggio allo staff di Hosei Hotel per farci accompagnare al parco delle scimmie di Jigokudani (Jigokudani Yaen Koen) per la nostra gita allo Snow Monkey Par di Nagano. Peccato che a metà marzo la “snow” non era pervenuta, ma ce lo aspettavamo. Onestamente è stato bello lo stesso, le scimmie si spulicchiavano, si facevano il bagno nell’onsen, ci fissavano con aria sfottente, ma penso che tutto innevato debba fare un effetto ancora più suggestivo.

jigokudani onsen snow monkey park
Jigokudani Onsen, locanda “Koraku-kan” (1864)

Allora, il focus del viaggio: il parco delle scimmie di Jigokudani, Snow Monkey Park di Nagano. Tra una cosa e l’altra siamo arrivati verso le 10:30 all’inizio del sentiero. Ci vuole mezz’ora a piedi (solo andata) dal punto di partenza all’ingresso del parco dove si trovano le scimmie. Si paga un biglietto di ingresso e si accede all’area con la pozza termale, il ruscello nella valle e decine e decine di macachi giapponesi che scorrazzano in libertà ovunque. Occhio, mi raccomando. Non sono pericolose ma giustamente non ci si può avvicinare, non le si può importunare. Rispettiamo sempre gli spazi reciproci (tranne quando arrivano loro a prenderti le cose di mano. Soprattutto se sono commestibili, infatti eviterei di tirare fuori cibo). Ci tengo a sottolineare che non si tratta di uno zoo. Le scimmie sono completamente libere di spostarsi ovunque vogliono (e se anche esistono delle recinzioni, sono assolutamente impercettibili per il livello di estensione dell’area).

Snow Monkey Park Jigokudani
Scimmie goduriose allo Snow Monkey Park, Jigokudani

Tenetevi da parte almeno un paio d’ore. Considerate un’oretta da passare lì allo Snow Monkey Park, se non qualcosina di più se amate fare fotografie. In più, un’ora tra salita e discesa. Il signore dell’hotel ci aspettava puntuale alle 12:30 per portarci poi, su nostra richiesta al centro del paesino termale di Yudanaka Onsen da cui avremmo fatto una passeggiata per le stradine romantiche di Shibu Onsen (un’altra località termale letteralmente attaccata a Yudanaka e raggiungibile a piedi).

Shibu Onsen. Una suggestiva passeggiata indietro nel tempo

Passeggiare per Shibu Onsen è paragonabile a un salto nel tempo di secoli. Nella località termale si respira una rinfrancante aria di tempi lontani e di tradizione. Pullula letteralmente di vasche termali. Sono 9 gli onsen del paesino, tutti attaccati tra di loro e tanti anche i punti di ashiyu, ossia le vasche termali in giro per la viuzze per mettere soavemente in ammollo i piedi. Non abbiamo fatto in tempo a fermarci, perché avevamo l’autobus di ritorno per Tokyo alle 16:00, ma una passeggiata (e un buon ramen in centro) ce la siamo fatta. Se avete tempo per una seconda notte, consiglio vivamente di pernottare a Shibu Onsen e fare il giro dei 9 bagni termali (si dice porti fortuna!).

Di ritorno a Tokyo…

Abbiamo ripreso il treno locale da Yudanaka Station alla volta di Nagano verso le 14:30. Arrivati a Nagano siamo saliti come da programma sulla corriera WILLER che avevamo prenotato con partenza alle 16:00 e siamo arrivati con qualche minuto di ritardo a Shinjuku verso le 19:30. Fine di un viaggio all’insegna della natura, l’aria pulita, chiacchierate intense alle terme, gioiosi primati più umani di tanti umani, un reel da ricordare e una vagonata di risate. Tanto, tanto, ma tanto benessere.

yudanaka onsen
Stazione di Yudanaka Onsen, prefettura di Nagano

Ricapitolo dei costi

Trasporti:

Autobus (WILLER) Shinjuku – Nagano 6,800 JPY a/r (circa 52 Euro)

Treno locale Nagano – Yudanaka Onsen 2,400 JPY a/r (circa 19 Euro)

Pernottamento:

Hosei Hotel (豊生ホテル) cena e colazione incluse 6,500 JPY/notte (circa 50 Euro)

Gite:

Snow Monkey Park, ticket 800 JPY (circa 6 Euro)

Pasti:

Pranzo a Nagano (Kakashi), menù del giorno 750 JPY (circa 5,50 Euro)

Ramen a Shibu Onsen (non ricordo il posto, ma non era particolarmente speciale), 750 JPY (circa 5,50 Euro)

Varie:

Snack e bevande per la sera in ryokan, 2,000 JPY (circa 15 Euro)

TOT: 20,000 JPY (circa 154 Euro)

Se cercate invece un itinerario per un viaggio ai tropici del Giappone, vi consiglio di leggere la mia avventura estiva a Ishigaki.

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Il Capodanno in Giappone

Il Capodanno in Giappone

Il Capodanno in Giappone mi piace molto, prima di tutto perché ti sottrae da quella tassa fissa di: “Che fai a Capodanno?”. Se in Italia si dice “Natale con i tuoi, Capodanno con chi voi”, in Giappone vale la regola opposta.

Il Capodanno è la festività giapponese di fine anno più importante. Quella, per intenderci, che si trascorre a casa con la famiglia. Il Natale, invece, è una giornata che spazia dal trash più spudorato di mega abbuffate tra amici a base di pollo fritto KFC, alla cena iper-chic nel ristorantino giusto con la dolce metà (magari in attesa di una proposta di matrimonio!).

Proprio perché il Capodanno in Giappone è una festa della famiglia, per molti stranieri non è scontato sperimentare il Capodanno giapponese tradizionale. Io, grazie al fatto di essere stato fidanzato con un ragazzo giapponese, ho avuto questa fortuna e vi voglio raccontare un po’ come è stato per me.

Fuori il vecchio, dentro il nuovo

I giapponesi, quando si avvicina la fine dell’anno, entrano in pieno mood Cenerentola e iniziano a “sistemare” come tante formichine allucinate. Sistemare il vecchio per prepararsi all’arrivo del nuovo. Loro non hanno le grandi pulizie di primavera, bensì quelle di fine anno (年末の大掃除, nenmatsu no ōsoji). Sistemano gli oggetti e sistemano anche il lavoro: lo “mettono a posto” (仕事納め, shigoto osame). Quando si avvicina la fine dell’anno, tutti in azienda (e non solo) si sbrigano a chiudere i progetti lasciati a metà, nella speranza di iniziare il nuovo anno a tabula rasa (ma raramente ci si riesce, è una chimera dei tempi moderni).

L’esodo dalle città alla periferia

Tutta questa corsa a “sistemare il lavoro” è mirata al poter lasciare serenamente la grande metropoli per tornare qualche giorno al proprio paese d’origine (帰省する, kisei suru). Si fa ritorno alla propria casa d’infanzia (実家, jikka) in cui vivono ancora i genitori, e ci si riunisce con la famiglia per trascorrere insieme quanto meno la vigilia di Capodanno (大晦日, ōmisoka) e il primo dell’anno(お正月, o-shōgatsu).

Passatempi di Capodanno

L’ultimo dell’anno non è accompagnato da vibranti fuochi d’artificio come in tutto il resto del mondo (“Che cosa? A Capodanno sparate i botti?!” Cit. Ex ragazzo giapponese), bensì da tanta quiete e silenzio. E un immancabile programma televisivo, “Kohaku Utagassen” (紅白歌合戦), che ricorda un po’ il nostro Festival di Sanremo per la parte canora, ma consiste nella gara tra due squadre (i Bianchi e i Rossi, due colori propizi e di buon auspicio) a suon di performance musicali. Il pubblico sovrano stabilisce con il televoto la squadra vincitrice. Attesissima l’esibizione sempre pazèska di Ishikawa Sayuri con la sua intramontabile “Amagigoe” (天城越え) o “Tsugarukaikyō Fuyugeshiki”(津軽海峡・冬景色). Adoro con tutto me stesso la bufera di cotone, coriandoli e polistirolo che puntualmente la avvolge come una musa delle nevi.

Un altro passatempo tipico del Capodanno in Giappone è il gioco karuta (かるた). Come lascia intendere il nome, è qualcosa che ha a che fare con le cartema non ha nulla a che vedere con la nostra briscola, sette e mezzo, bestia o quant’altro. Si può giocare a karuta in svariati modi, ma quello che noi abbiamo sempre fatto a Capodanno prevedeva l’accoppiare le carte di un mazzo in cui c’era scritto un proverbio all’altro mazzo in cui c’era un immagine che corrispondeva alla descrizione. Adoro, e ho imparato tantissimi proverbi!

Karuta Capodanno giapponese
Un tipico passatempo del Capodanno giapponese (karuta)

Lenticchie, cotechino… o forse no.

Il menù del periodo di Capodanno non è casuale, si mangiano pietanze ben precise. Verso novembre si cominciano a vedere in giro per la città sulle vetrine dei ristoranti scritte del tipo “Accettiamo ordini per i vostri o-sechi ryōri”(お節料理). Avete presente quelle scatole quadrate di resina laccata, accatastabili l’una sopra l’altra? Ecco, quelle. Il contenuto degli o-sechi ryōri può variare a seconda delle regioni, ma di base è sempre un set di pietanze considerate di buon auspicio, con dei significati precisi.

Per fare qualche esempio: i fagioli dolci e non (diligenza e frugalità), la radice di loto (che con i suoi buchi si dice porti fortuna perché lascia intravedere il futuro e lo rende più radioso), il kazunoko (数の子), una sorta di caviale che con le sue mille uova minuscole si dice porti salute e prosperità a figli e nipoti, ecc…

capodanno giapponese
Pietanze tradizioni del Capodanno giapponese (o-sechi ryōri)

E poi, diciamolo, sono cibi anche molto pratici. Li si prepara (compra, più che altro) impiegando molto tempo, ma trattandosi per lo più cibi che resistono qualche giorno non ci si deve alzare mai più da kotatsu (il tavolo riscaldato sotto), che è una meraviglia ma crea dipendenza, e ci si può ingozzare fino allo sfinimento.

Ma attenzione a lasciare uno spazietto per la soba di mezzanotte, la toshi-koshi soba (年越し蕎麦), ossia la ciotola di soba che si risucchia a cavallo tra il vecchio e il nuovo anno in segno di augurio e prosperità. Gli spaghetti di soba, infatti, lunghi e sottili, simboleggiano un’esistenza longeva ma non molto intensa (細く長い人生). Mah, vado matto per la soba, ma non so se sono d’accordo con questa filosofia di vita opposta agli udon, corti ma spessi (太く短い). Ironico, perché gli udon invece non mi fanno impazzire.

Iniziare a pancia piena…

Il primo dell’anno comincia a bomba con la colazione tipica del Capodanno giapponese. Si chiama o-zōni (お雑煮) e consiste in una zuppa con verdure e il tipico tortino di riso mochi ammollato dentro. Anche questo è un piatto di buon auspicio per l’anno nuovo il cui significato risale al codice guerriero. La frase “innalzare il proprio nome”(名を持ち上げる), infatti, con un gioco di parole potrebbe essere letta anche così: “donare verdure e mochi”(菜を餅上げる).

…e pieni di buoni propositi

Terminata la colazione si procede ai buoni propositi dell’anno nuovo. Si scrive il proprio kakizome (書き初め), il concetto guida per l’anno incipiente, una frase, quello che si vuole, su un foglio bianco come vuole l’arte calligrafica tradizionale giapponese dello shodo. E poi li si appende in cucina, proprio come facciamo noi con i tanto amati scarabocchi che i bambini portano a casa dall’asilo (almeno, così ha fatto la madre del mio ex… all’inizio ero scarsissimo, e vedermelo attaccato al muro della cucina tutte le volte cheandavamo per un anno mi faceva puntualmente morire di imbarazzo).

Alle prese con il mio buon proposito...
Alle prese con il mio kakizome, il buon proposito dell’anno nuovo.

Poi siamo andati a fare visita al santuario vicino casa. La prima visita al santuario dell’anno si chiama hatsumōde (初詣). In molti pensano che la prima visita dell’anno si debba necessariamente svolgere in un jinja, santuario (shintoista), ma a quanto pare vale anche per gli o-tera, i templi (buddhisti). È indifferente, basta andare e pregare.

Tra l’altro, noi che siamo stati sempre pigri, abbiamo visto il conteggio dei rintocchi della campana joya no kane (除夜の鐘) alla mezzanotte del 31 dicembre in TV, ma parecchia gente accoglie la mezzanotte direttamente al tempio.

Hatusmode capodanno giapponese
La nostra prima visita al tempio (hatsumōde)

Eat, sleep, relax… REPEAT!

E poi si mangia, si dorme, ci si rilassa, si guarda la TV… and repeat. Questo è stato il mio Capodanno giapponese per tre anni consecutivi. A volte capitava che tornassi in Italia per Natale e poi rientrassi in Giappone appositamente per Capodanno, e con questo stratagemma mi beccavo la doppia vacanza tradizionale.

La magia delle feste dura poco, qualche giorno di riposo e poi tutti di nuovo a mandare avanti l’ingranaggio. Ma credo che le vacanze di Capodanno siano forse gli unici giorni dell’anno in cui i giapponesi si riposano davvero, e per una volta mettono giù la penna.

DIRITTI DEI FIGLI IN GIAPPONE

DIRITTI DEI FIGLI IN GIAPPONE

Ultimo aggiornamento: 9 marzo 2021 (nuovi sviluppi in fondo alla pagina)

In Giappone la concezione di “diritti dei figli”, in particolare nel contesto della separazione dei genitori, si distanzia parecchio rispetto a come lo intendiamo noi. L’imprescindibile diritto di entrambi i genitori di rimanere al fianco dei propri figli per il bene intrinseco del minore passa in secondo piano. In Giappone non è previsto l’affido condiviso di un minore, e se uno dei genitori lamenta una situazione di disagio (reale o fittizia che sia) è tecnicamente autorizzato a sparire nel nulla portandosi via i figli dal giorno alla notte.

Manifestazione tenutasi in Giappone da genitori (stranieri e non) tagliati fuori dalla vita dei figli.

Oggi vi racconto una realtà meno entusiasmante di questo Paese che riguarda i diritti dell’infanzia. Chi mi segue lo sa, a me non piace diffondere un’idea stereotipata delle cose. Il Giappone, come tutti gli altri Paesi, nasconde anche lati oscuri e poco ammirevoli. Oggi vi parlo di cittadini giapponesi che sottraggono legalmente minori.

Scissione del nucleo famigliare

Stando alla legge giapponese, il divorzio dei genitori corrisponde tradizionalmente alla scissione del nucleo famigliare. La struttura della società giapponese, inoltre, non valorizza il ruolo del padre come figura particolarmente rilevante nella crescita e nell’educazione dei figli. In un Paese in cui l’affido condiviso non gode di buona reputazione nell’intento di preservare la “coerenza e la quiete” della vita dei bambini e proteggerli dallo stress, questo retaggio culturale finisce per ledere i minori stessi e il loro diritto di crescere a stretto contatto di entrambi i genitori. Nell’80% dei casi in cui sopraggiunge una separazione, ciò si traduce per i minori nella totale privazione di uno dei genitore e, salvo rarissime eccezioni, quello sacrificabile è il padre. Figuriamoci se poi è straniero.

«Un’usanza inaccettabile, visto che il Giappone ha firmato degli accordi internazionali che lo obbligano a recepire le norme internazionali in materia di diritti del minore» Tommaso Perina

La storia di Tommaso

Tommaso Perina, un mio ex collega e amico, fa parte di questo 80% di genitori allontanati forzatamente da un giorno all’altro dai propri figli. Marcello e Sofia (attualmente 7 e 5 anni) sono stati portati via improvvisamente dalla madre (giapponese) nel 2016 e condotti nella città di Sendai, città dove si trovano i genitori di lei, a sei ore di macchina da Tokyo. Un giorno che non si dimentica facilmente per un genitore. Dal 2016 Tommaso ha incontrati i propri figli tre volte, per un totale di sei ore complessive. L’ultima volta che Tommaso li ha visti è stato nell’agosto 2017, per un paio d’ore, in una saletta sorvegliata dall’avvocato della moglie (foto in basso). Non ha potuto scattare foto con loro, né portare loro dei regali. Da allora Tommaso non è stato più in grado di vedere i figli e non sa assolutamente niente di loro. Se Tommaso provasse ad avvicinarsi, rischierebbe l’arresto.

I minori sono vittime di un sistema che non riesce a scindere in maniera efficace i casi di violenza domestica dai divorzi. Reale o no, alla base di quasi tutti questi casi di separazione c’è un’accusa di violenza domestica che poi in buona parte dei casi risulta del tutto ingiustificata. Tuttavia, prima di fare chiarezza sulla verità trascorrono anni e in questo periodo il genitore allontanato perde ogni contatto con i propri figli rischiando di diventare, nella migliore delle ipotesi, un estraneo per loro.

Sottrazione “legale” di minori

La sottrazione di minore è una gravissima violazione dei diritti umani. Il Giappone, in quanto Paese aderente alla convenzione dei diritti del fanciullo dal 1994 nonché membro del G7 e di una lunga lista di convenzioni e accordi internazionali, è tenuto a osservarne i contenuti. Secondo l’associazione giapponese Kizuna per i diritti dei minori, sarebbero 150 mila i minori che ogni anno vengono sottratti dal padre o dalla madre. Tra questi ci sono anche 15 genitori italiani, e Tommaso è uno di loro.

“Il numero di casi di sottrazione di minori in cui un genitore è cittadino europeo e l’altro giapponese è in crescita ed è allarmante”.

Parlamento Europeo

Da quattro anni a questa parte, Tommaso e tutti gli altri padri stranieri in Giappone allontanati forzatamente dai propri figli, hanno iniziato un movimento di denuncia bussando alla porta di ambasciate, governi, istituzioni competenti. L’azione di Tommaso e degli altri genitori privati dei figli, ha prodotto risultati di sostanziale risonanza. Tra le numerose iniziative intraprese per far valere i diritti dei figli, Tommaso ha contattato il presidente del Consiglio italiano Conte, il quale ha inviato una lettera di sollecito al presidente Shinzo Abe perché rispetti gli impegni presi internazionalmente. La lobby dei genitori stranieri è anche approdata al Parlamento Europeo, esortando l’organo legislativo a intervenire formalmente per fare giustizia.

Frenchman Vincent Fichot and Italian Tommaso Perina, who both became estranged from their children after their Japanese wives took them without consent presenting a petition to the European Parliament to demand action
(Source: Brussels, Belgium February 19, 2020. REUTERS/Yves Herman/File Photo)

Tommaso e gli altri genitori in Giappone a cui sono stati sottrati i figli dalla controparte hanno fondato una NGO per la protezione dei diritti dei figli minori e per alzare le proprie voci nei confronti di questo sistema inumano. Qui il link alla NGO e alla raccolta fondi che hanno avviato per portare avanti la loro battaglia.

JAPAN CHILDREN RIGHTS

GO FUND ME!

Aggiornamento: 09 marzo 2020.

Lo scorso 3 marzo Internazionale ha pubblicato un reportage molto intenso e crudo per denunciare la realtà della legale sottrazione dei minori in Giappone. La situazione che ho raccontato in questo articolo lo scorso luglio è una realtà che non accenna a migliorare, e ogni anno in Giappone circa 150 mila minori vengono sottratti al rapporto con uno dei due genitori. Invito tutti a guardare questo video shockante per aumentare la consapevolezza che sì, abbiamo una grosso problema qui, e in virtù della sua attuale posizione sulla scena internazionale, il Giappone non può permettersi i lusso di ignorare le convenzioni alle quali ha aderito.

Come vedrete nel video, ben due intervistati su quattro sono italiani e sono entrambi miei amici. Ho visto da vicino quello che significa, e non è una favola. Se mai, un incubo.

https://www.internazionale.it/video/2021/03/03/figli-separati-giappone

Altri articoli e video di approfondimento…

Vi lascio qui alcuni link per approfondire. Basta una brevissima ricerca su un qualsiasi motore di ricerca per trovare decine e decine articoli, giornali e rubriche dedicati alla questione, purtroppo.

Stampa italiana:

Stampa estera:

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