Matrimoni gay in Giappone: un grande passo verso l’uguaglianza

Mar 30, 2021

Negare il riconoscimento dei matrimoni gay in Giappone è incostituzionale

Lo scorso 17 marzo 2021 il tribunale di Sapporo, Hokkaido, ha acceso di speranza la comunità LGBT giapponese con una storica sentenza. La corte del tribunale distrettuale, presieduta dal giudice Tomoko Takebe, ha infatti dichiarato incostituzionale il rifiuto di riconoscere i matrimoni gay in Giappone.

Un po’ di background. L’antefatto alla sentenza di Sapporo

Il 14 febbraio 2019 tre coppie LGBT residenti in Hokkaido (2 coppie di uomini e 1 di donne), hanno avviato un’azione legale congiunta contro il governo giapponese. La denuncia scaturisce dalla mancata approvazione della loro richiesta di matrimonio, consegnata alle istituzioni il mese di gennaio dello stesso anno. La tesi è di incostituzionalità del Codice civile(民法)e del Family Register Act (戸籍法) la cui interpretazione non permette ad oggi i matrimoni gay in Giappone.

Cause attive riguardanti i matrimoni gay in Giappone

Attualmente le cause intentate al governo per il mancato riconoscimento dei matrimoni gay in Giappone, ammontano a 28. Sono sparse in tutto il Paese da Tokyo a Osaka, Fukuoka, ecc. La sentenza del tribunale di Sapporo è la prima a giudicare incostituzionale questo rifiuto e segna perciò un traguardo storico.

Le richieste dei querelanti

La causa intentata dalle tre coppie verte su due punti:

1) L’incostituzionalità del Codice civile e del Family Register Act

2) La richiesta di risarcimento di 1 milione di yen (circa 8.000 Euro) a testa per i danni morali e psicologici subiti a seguito dell’impossibilità di unirsi in matrimonio

Gli articoli della Costituzione incriminati

La tesi sostenuta dai querelanti è che, stando all’articolo 24 della Costituzione giapponese, “il matrimonio sussiste con il consenso di entrambi i sessi”(婚姻は、両性の合意のみに基いて成立). Questo non precluderebbe i matrimoni gay, ma sarebbe da intendere come un’unione tra adulti consenzienti. Inoltre questo genere di discriminazione basata solo sull’orientamento sessuale, rappresenterebbe una violazione dell’articolo 14 della Costituzione, che stabilisce l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti la legge. Si ritiene violato anche l’articolo 13 che ha lo scopo di garantire il diritto alla felicità e alla realizzazione personale di tutti i cittadini.

Il risultato della sentenza

Vittorie…

Impedire a due persone di unirsi in matrimonio solo sulla base del loro orientamento sessuale, qualcosa che l’individuo non ha la facoltà di scegliere né cambiare, è da considerarsi un trattamento discriminatorio.

Sapporo, Tribunale distrettuale (17 marzo 2021)

La vittoria storica di cui parliamo è quella relativa al punto 1) ossia l’incostituzionalità della negazione del matrimonio alle coppie LGBT. La sentenza del tribunale distrettuale di Sapporo afferma che il rifiuto di unire in matrimonio due individui dello stesso sesso viola la il concetto di “uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge” come stabilito dall’articolo 14. Inoltre, “impedire a due persone di unirsi in matrimonio e di godere dei benefici da esso derivanti solo sulla base dell’orientamento sessuale, qualcosa che l’individuo non ha la facoltà di scegliere né cambiare, è da considerarsi un trattamento discriminatorio” e pertanto in opposizione a quanto affermato dalla Costituzione stessa.

「性的指向は人の意思で選択、変更できない。同性愛者が婚姻によって生じる法的効果の一部すら受けられないのは、立法府の裁量の範囲を超えた差別的な扱いだ」

sapporo matrimoni gay giappone
17 marzo 2021, Tribunale distrettuale di Sapporo. “Marriage For All Japan” festeggia la sentenza

..e anche sconfitte.

La Corte Suprema ha tuttavia rifiutato di riconoscere come incostituzionale gli articoli 24 e 13. L’articolo 24 della Costituzione giapponese parla di entrambi i sessi interpretando il concetto come “uomo e donna” e pertanto “i matrimoni gay non sono contemplati”. Se l’articolo 24 della Costituzione, specifico sul matrimonio, non è stato ritenuto problematico da un punto di vista giuridico, non può essere considerato incostituzionale neanche l’articolo 13, dai contenuti molto più generici. Il matrimonio è interpretato come un vincolo legale stipulato da “entrambi i sessi” con lo scopo di costituire un nucleo famigliare (fūfu 夫婦) e generare figli (articolo 89 del Codice civile, 1896, e articolo 224 del Family Register Act, 1947). Testi nati in uno specifico periodo storico in cui l’omosessualità era considerata una malattia.

Leggi anche l’usanza dei matrimoni di facciata in Giappone.

Per quanto riguarda la richiesta di risarcimento, invece, lo Stato non ha riconosciuto fallace la mancanza di un’azione legale tempestiva da parte degli organi legislativi competenti. Il discorso sulla legalizzazione dei matrimoni gay in Giappone è iniziato solo nel 2015 e la sentenza di Sapporo è a tutti gli effetti la prima a deporre a favore della causa. Rifiutando l’accusa di negligenza, la Corte Suprema ha respinto la richiesta.

La conferenza LIVE di “Marriage For All Japan”

Il 25 marzo si è tenuto in diretta sul canale Youtube dell’associazione Marriage For All Japan, impegnata da sempre nel riconoscimento del diritto di matrimonio alle coppie LGBT giapponesi, una conferenza di presentazione della storica sentenza. Alla conferenza, che si è svolta presso la aule della Dieta nazionale del Giappone, hanno partecipato esponenti del governo, politici di vari partiti oltre che i rappresentanti dell’associazione Marriage For All Japan e una folta schiera di giornalisti.

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Alcuni membri di “Marriage For All Japan”. All’estrema destra, uno degli avvocati di punta dell’associazione, Takeharu Kato

Ho seguito la conferenza live (che è durata due ore e mezza, sforando di mezz’ora il programma inziale per la ricchezza dei contenuti). Tra tutti gli interventi, carichi di valore politico, legale o emozionale che sia, vorrei sottolineare soprattutto la precisione e la lucidità dell’esposizione dell’avvocato Takeharu Kato. Kato, rappresentante legale di Marriage For All Japan, ha esposto la panoramica della vicenda e i suoi possibili risvolti con estrema chiarezza.

Matrimoni gay e l’opinione pubblica giapponese

Dal 2015, anno in cui la circoscrizione di Shibuya ha introdotto per prima in Giappone il sistema della certificazione di partnership per le coppie LGBT, sono stati condotti nel Paese sondaggi sull’opinione pubblica in merito alla questione dei matrimoni gay.

Il primo sondaggio del 2015 sui matrimoni gay in Giappone

Il sondaggio del 2015 ha preso in esame un campione di 2600 persone (1259 le risposte valide) di entrambi i sessi dai 20 ai 79 anni di età. Alla domanda: “Sei favorevole ai matrimoni gay?” ha risposto in maniera affermativa (“Favorevole” e “Abbastanza favorevole”) il 51.1% degli intervistati. Il 71% dei soggetti tra i 20 e i 30 anni hanno risposto in maniera favorevole, e all’aumentare della fascia d’età aumentavano anche i pareri contrastanti (24.2% per gli ultra settantenni).

Molti degli intervistati hanno inoltre risposto che non sarebbero contenti se uno dei propri figli fosse omosessuale (46%) o se lo fosse uno dei propri fratelli (38%). Nonostante i pareri sostanzialmente favorevoli ai matrimoni gay, erano ancora forti i pregiudizi e l’attaccamento all’idea di famiglia tradizionalmente intesa.

Il secondo sondaggio del 2019 sui matrimoni gay in Giappone

Un secondo sondaggio si è svolto nel 2019 su un campione effettivo stavolta di 2632 individui di ambo i sessi e fasce d’età miste. La percentuale degli intervistati che si è detta favorevole ai matrimoni gay è aumentata al 64.8% registrando l’80% tra i giovani di 20-30 anni. Inoltre la percentuale di tutte le risposte negative (“Non sarei content* se qualcuno dei miei vicini/ colleghi/fratelli/ figli fosse gay) è sensibilmente diminuita. Si riscontra un’incidenza maggiore tra le donne rispetto agli uomini intervistati, specialmente tra la fascia d’età dei 40-50 anni.

La legge contro la discriminazione: Equality Act Japan

Qualche tempo fa ho condiviso sul mio profilo Instagram la campagna Equality Act Japan, una campagna internazionale di raccolta firme per l’introduzione in Giappone di una legge antidiscriminatoria volta a garantire l’uguaglianza dei cittadini LGBT.

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Il comitato organizzatore della campagna “Equality Act Japan” alla consegna delle firme

La campagna raccolta firme di Equality Act Japan

La campagna Equality Act Japan è stata lanciata e coordinata da tre enti che hanno lavorato insieme creando eccezionali sinergie. Si tratta di Japan Alliance for LGBT Legislation, Human Rights Watch e Athlete Ally.

La raccolta firme si è tenuta nel periodo dal 15 ottobre 2020 al 21 febbraio 2021. L’esito della campagna è stato ufficialmente presentato in una conferenza LIVE presso la Dieta nazionale nella mattinata del 25 marzo. Proprio lo stesso giorno in cui Marriage For All Japan ha presentato il resoconto della vittoria storica riportata a Sapporo.

Un atteggiamento discriminatorio basato esclusivamente sull’orientamento sessuale non è ammissibile.

Primo Minostro, Yoshihide Suga

In tutto sono state raccolte 106,250 firme consegnate ai rappresentati del governo e al direttivo dei giochi olimpici. Il comitato rappresentativo dell’iniziativa afferma che il Giappone, in quanto Paese ospitante dei giochi olimpici, ha il dovere e la responsabilità di garantire la sicurezza e il benessere degli atleti. Urge pertanto l’istituzione di una legge contro la discriminazione delle persone LGBT.

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Firme raccolte in occasione della campagna internazionale “Equality Act Japan”

La campagna ha sortito reazioni di speranza. La prefettura di Mie, per prima in assoluto, ha approvato una legge che viete l’outing e la discriminazione dei cittadini LGBT.

Inoltre, all’interrogativo posto al Primo Ministro Suga, circa l’inadeguatezza del Giappone a ospitare la olimpiadi senza una legge adeguata contro la discriminazione delle minoranze sessuali, Suga risponde: “Un atteggiamento discriminatorio basato esclusivamente sull’orientamento sessuale non è ammissibile”.

Per concludere, ma non troppo…

Il Giappone è l’unico paese del G7 a non riconoscere i matrimoni gay né la protezione legale delle persone LGBT dalla discriminazione.

La questione dei matrimoni gay e la salvaguardia dei diritti dei cittadini LGBT è un tema caldo in continua evoluzione. Questo articolo verrà costantemente aggiornato.

2 Commenti

  1. Galvan73

    Uhm…da un punto di vista giuridico questa sentenza non ha nessun valore ma e’ meramente simbolica. Per spiegare questa mia affermazione devo brevemente comparare il sistema italiano e quello giapponese.

    In Italia esiste quello che si chiama “giudizio in via incidentale”: un giudice, nel corso di un processo (di qualunque tipo, civile, penale, amministrativo, etc.) che si sta svolgendo innanzi a lui sospende il proprio giudizio e solleva d’ufficio (se ha lui un dubbio sulla costituzionalita’ della legge) o su istanza di parte (se il dubbio viene sollevato da una delle parti) davanti alla Corte costituzionale la questione sulla legittimità costituzionale di una legge. A sua volta la Corte Costituzionale con una sentenza di accoglimento puo’ dichiarare l’illegittimità costituzionale della legge. Le sentenze di accoglimento si rivolgono a tutti, hanno quella che si chiama efficacia “erga omnes”, cioe’ verso tutti i soggetti, e non soltanto quelli direttamente coinvolti dal processo principale da cui è sorta la questione in via incidentale. Tutti sono tenuti ad osservare queste sentenze della Corte. Con le sentenze di accoglimento è accertata l’illegittimità costituzionale delle disposizioni legislative sui cui in precedenza erano sorti i dubbi di costituzionalita’. L’effetto giuridico che consegue a questo accertamento e’ il seguente: le norme dichiarate costituzionalmente illegittime dalla Corte non possono più trovare applicazione alcuna ne’ nel processo in cui avrebbero dovute essere applicate ne’ in nessun altro processo perche’ sono radicalmente espunte dall’ordinamento giuridico. Queste disposizioni legislative dichiarate incostituzionali, infatti, non hanno piu’ l’idoneità a produrre effetti giuridici vincolanti. Perciò tali norme non devono più essere applicate ne’ dai giudici ne’ dalla pubblica amministrazione, neppure in relazione a situazioni o rapporti giuridici sorti prima della sentenza medesima, sempre che questi ultimi siano ancora pendenti.

    Il sistema giapponese, invece, e’ completamente diverso. Iniziamo con il dire che loro non hanno una Corte Costituzionale ma hanno una Corte Suprema che un po’ assomiglia alla Corte di Cassazione e un po’ alla Corte Costituzionale. Poi dobbiamo aggiungere che loro non hanno il giudizio in via incidentale che prima ho descritto. Quindi nessun giudice “rimette” la questione alla Corte Suprema. Infine, dobbiamo anche dire che la Corte Suprema e’ particolarmente conservatrice e dalla sua nascita fino a non troppi anni fa aveva dichiarato solo 9 volte una legge “incostituzionale”. La differenza piu’ grande, pero’, sta nel fatto che anche se la legge viene dichiarata incostituzionale essa continua sia a produrre effetti sia ad essere applicata. Questo probabilmente perche’ in Giappone la separazione dei poteri e’ molto rigida e quello del matrimonio delle coppie omosessuali e’ un problema piu’ politico che giuridico. Di fatto, il giudice di Sapporo (oltre a non aver riconosciuto l’intera cifra richiesta come risarcimento dei danni) ha escluso che la legge in questione fosse incostituzionale relativamente a 2 articoli della Costituzione mentre ha detto che lo sarebbe riguardo a un solo articolo. Vediamoli in dettaglio:

    《憲法24条1項》

    婚姻は、両性の合意のみに基いて成立し、夫婦が同等の権利を有することを基本として、相互の協力により、維持されなければならない。

    L’articolo 24 e’ difficilmente attaccabile perche’ usa due parole 夫婦 “fuufu” e 両性 “ryousei” che sembrano riferirsi a due sessi diversi (nel senso di maschile e femminile”. Da questo punto di vista sembrerebbe che la Costituzione giapponese (e non una semplice legge preveda che il matrimonio e’ solo quello tra uomo e donna).

    《憲法13条》

    すべて国民は、個人として尊重される。生命、自由及び幸福追求に対する国民の権利については、公共の福祉に反しない限り、立法その他の国政の上で、最大の尊重を必要とする。

    Anche questo articolo e’ inattaccabile perche’ anche se contiene il “famigerato” diritto alla ricerca della felicita’ 幸福追求 (koufuku tsuikyuu) pone anche una grossa limitazione quando dice 公共の福祉に反しない限り (piu’ o meno “purche’ non interferisca con il benessere pubblico)

    E infatti il giudice ha detto che la disposizione in questione sarebbe in contrasto solo con l’articolo 14

    《憲法14条1項》

    すべて国民は、法の下に平等であつて、人種、信条、性別、社会的身分又(また)は門地により、政治的、経済的又は社会的関係において、差別されない。

    praticamente l’articolo che proclama l’uguaglianza di tutti i cittadini e il divieto di ogni tipo di discriminazione. In realta’, secondo il mio modesto parere, questo articolo di per se’ potrebbe non essere sufficiente.

    Non so se la questione arrivera’ mai alla Corte Suprema ma quello che e’ chiaro e’ che se le cose cambieranno sara’ solo perche’ in Parlamento si decidera’ di agire. In quale modo, pero’, non ne ho la piu’ pallida idea.

    Rispondi
    • Rorisu

      Sono assolutamente d’accordo. Questa sentenza non avrà un valore rivoluzionario in termini immediati, è più che altro untimido passetto più simbolico che altro. È stato definito “storico” in termini prospettici, ossia dal punto di vista di una società conservatrice e restia al cambiamento come il Giappone, ma non lo è certo in termini assoluti. Staremo a vedere. Le cose procedono davvero a passo di tartaruga…

      Rispondi

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Rorisu

Ciao! Sono Loris ma in Giappone tutti mi chiamano Rorisu. Vivo a Tokyo da quasi dieci anni dove lavoro principalmente come traduttore. Vi racconto la mia vita giapponese tra lingua, cultura e paesaggi mozzafiato.

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